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  • Immagine del redattoreMaria Michaela

L’inganno dell'eterno presente

Tra computer, stratificazioni e frigoriferi. L'illuminazione di Riccardo Falcinelli.


In questi giorni un po' strani, che sono troppo lunghi anche per chi come me è abituata a lavorare da casa, prendo l'occasione per riordinare i miei pensieri, le mie esperienze.


Oggi rifletto sull'ultimo Creative Mornings* a cui ho partecipato, in cui era ospite Riccardo Falcinelli, teorico del design, docente di Visual Design e Psicologia della percezione a Roma. Il suo speech saporito, tra metafore culinarie e chicche su come gestire il lavoro, i clienti e il team, ha acceso un riflettore su un oggetto che, soprattutto ora che siamo al 99% in smart working, è sotto le mani di tutti: il computer.


Solitamente stabiliamo con gli oggetti attorno a noi, che siano strumenti di lavoro o no, delle relazioni che trovano fondamento sul piano fisico. Un esempio per tutti è la penna. Ma siamo sicuri che la relazione tra noi e il computer sia sullo stesso piano di quella tra noi e una penna?


La grande meraviglia che il computer ha reso reale è la velocizzazione esponenziale del tempo di lavoro. Per facilitare il discorso facciamo riferimento ad un file tipo, un documento di testo qualsiasi. Possiamo apportare modifiche in tempi impensabili se comparati alla scrittura a mano. Il computer, come una sorta di buco nero, annulla la dimensione temporale rendendo possibile che lo stesso file sia, al contempo, la bozza e la versione finale. Questa velocità di elaborazione spinge spesso nella direzione di lavorare su un file unico, così da non intasare il pc (che ha una memoria finita con cui fare i conti) e in modo da non perderci nelle varie versioni. Lavoriamo in una condizione di eterno presente, con dei file che non hanno passato. Per quanto affascinante, niente viaggia nel tempo senza subire modifiche, neanche i file.


Questa modalità di uso del computer, infatti, seppur molto diffusa, non è la più funzionale per 3+1 motivi fondamentali:


La mente umana valuta qualitativamente.

Non essendo dotati di strumenti scientifici di misurazione integrata, quali termometri metri o simili, possiamo valutare il mondo solo tramite confronti. L’esempio classico è quello del “sento caldo/freddo”, non percepiamo i gradi centigradi ma una sensazione di caldo/freddo in confronto ad un contesto precedente o alla nostra temperatura etc. Il concetto si espande anche a situazioni più complesse, in cui ad esempio, abbiamo bisogno di sperimentare diverse opzioni prima di scegliere quella più congeniale a noi.


La quarta dimensione.

Appurata la necessità di valutare per confronti, è indispensabile la presenza di elementi da confrontare. A questo punto entra in campo la stratificazione del processo mentale, l’importanza di vagliare una via e anche l’opposto, e di ogni via declinare diverse possibilità e di ricordarle, averne traccia. La traccia diventa elemento della dimensione temporale, in cui è possibile visualizzare il processo che precede l’atto creativo e arrivare alle strategie.


Viviamo di relazioni.

Ogni volta che entriamo in contatto con qualcuno o qualcosa lo facciamo stabilendo una rapporto. Con gran parte dei mezzi di lavoro stabiliamo relazioni di tipo fisico, con i computer funziona diversamente. Il computer ha la capacità di rendere visibili i processi mentali, di poterceli far osservare da fuori, usiamo il computer in maniera consapevole quando stabiliamo un rapporto di tipo psicologico con esso. Non è strutturato come un dimenticatoio in cui scaricare tutti gli impulsi creativi e non, gli scarti del processo, ma come uno specchio che ci mostra quel che la nostra mente produce, ci facilita il confronto.


A questo punto, il paragone culinario tra una metodologia pasta frolla o pasta sfoglia diventa lampante. Per fare la pasta frolla è sufficiente mescolare gli ingredienti.

Per la pasta sfoglia occorre il tempo di riposo.

Ogni volta che si prepara uno strato, l’impasto ha bisogno di riposo in frigorifero e, dopo la cottura, sarà ben riconoscibile grazie allo strato di burro che lo divide dai precedenti. La pasta sfoglia lascia in bella vista ogni suo strato, ogni layer, tutto il processo - ed il tempo- che c’è nella sua lavorazione. Lascia in bella vista la sua storia.


Nel mio stato di Nirvana da illuminazione psico-tecnologica-culinaria, visualizzo davanti a me le cartelle di lavoro, in cui vige l’ordine della classificazione per data, argomento, versione, tenendo traccia di eventuali binari paralleli, vicoli ciechi e voli pindarici e, finalmente, oggi, riesco a perdonarmi il sovraccarico degli hard disk.


E tu che tipo di rapporto hai con il tuo computer? Fammelo sapere nei commenti!


Maria Michaela Pani


 

Note:


*Creative Mornings è una colazione tra creativi, organizzata una volta al mese, in cui dopo aver fatto un po' di networking, cornetto alla mano, si assiste ad una lecture. I temi sono scelti a livello mondiale mensilmente.


- Creative Mornings @Industrie Fluviali, Roma, 21/02/2020

Riccardo Falcinelli “Pastafrolla e Pastasfoglia - Due metodi di design”.

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